Il pilota immortale
«Lo avevamo ammirato nello splendore del suo picaresco talento. Picaresco e piratesco. Perché Ayrton Senna non era un santo. Non voleva esserlo. […] Nessuno muore mai davvero fin quando qualcuno sarà in grado di ricordarlo. Dai, Ayrton. La corsa continua».
Questa non è una biografia di Ayrton Senna.
Questa è la storia di un’amicizia tra un giornalista e un pilota. Tra Ayrton e Leo.
Da quella maledetta domenica di Imola del 1994, Senna si è insediato nella memoria collettiva come uno dei grandi miti sportivi contemporanei. Non solo perché se n’è andato a soli trentaquattro anni, in piena attività – ai piloti può capitare, fa parte del gioco. Ma perché era un pilota che si ostinava a invocare, nel giudizio delle qualità professionali, la considerazione per l’elemento umano. Ecco perché ci manca tanto, a quasi trent’anni di distanza.
Manca a tutti. Agli appassionati di sport, ai tifosi di una Formula 1 che, dopo la sua scomparsa, non è mai più stata la stessa; al nostro presente, che avrebbe bisogno di veri, limpidi eroi.
Leo Turrini, giornalista e scrittore, da oltre trent’anni racconta vittorie e sconfitte della Ferrari e, per il gruppo Poligrafici, i grandi eventi dello sport. Per Compagnia editoriale Aliberti ha pubblicato Il pirata e il cowboy. Pantani e Armstrong, le storie maledette.