Siamo tutti in pericolo
Con interventi inediti su quei giorni e su ciò che sappiamo dopo

Leggere, o rileggere l’ultima intervista che Pier Paolo Pasolini rilasciò a Furio Colombo il pomeriggio di quel 1 novembre 1975 è un’esperienza emotiva prima ancora che intellettuale.
Sono le ultime parole pubbliche di PPP, poche ore prima di quella terribile notte all’Idroscalo di Ostia che è ancora infissa nella memoria di tutti.
Parole ultime ed estreme. Pasolini profetico, si è detto mille volte, fino allo sfinimento.
La sua profezia finale, in queste pagine, è praticamente apocalittica, raggelante.
“Siamo tutti in pericolo”, è la frase che pronunciò allora e che continua a sgomentare il lettore a quarantacinque anni di distanza.
Lo siamo davvero ancora? E chi è il misterioso assassino che ci ha nel mirino?
Non bisogna cedere alla paura, però, sembra dirci PPP. Il suo è anche e soprattutto uno stimolo a reagire, oggi come allora, come ben ci spiega Furio Colombo nella sua Introduzione.
Lui non ne ebbe il tempo e la possibilità.
Noi possiamo e dobbiamo farlo: affrontare il pericolo che corre oggi il senso di civiltà e di umanità a viso aperto, con coraggio e passione.
«Non vi illudete. E voi siete, con la scuola, la televisione, la pacatezza dei vostri giornali, voi siete i grandi conservatori di questo ordine orrendo basato sull’idea di possedere e sull’idea di distruggere».
Alessandro Di Nuzzo
Nel pomeriggio del 1° novembre 1975 Pasolini rilasciò a Furio Colombo un’intervista di cui pensò anche il titolo: Siamo tutti in pericolo. Avrebbe dovuto rivederla il giorno dopo, ma il destino volle diversamente.
«Pasolini è stato ucciso da “ragazzi di Salò” perché li ha narrati nel suo ultimo film prima del delitto con calma e precisione, consegnando un reperto clinico dei tre segni del fascismo, crudeltà, indifferenza e arbitrio».
Nella notte tra il 1° e il 2 novembre Pier Paolo Pasolini viene brutalmente ucciso sulla spiaggia di Ostia. Solo qualche ora prima, uno dei maggiori scrittori del Novecento rilasciava un’intervista quasi premonitoria, consapevole.
Dalle pagine di Siamo tutti in pericolo. L’ultima intervista di Pasolini la voce del grande intellettuale ammonisce il presente degli anni ‘70, non più pericoloso del futuro in cui ora ci muoviamo, una politica e una storia italiana che non hanno ancora saputo liberarsi del velenoso male del fascismo.
«Voglio precisare che il titolo dell’incontro che appare in questa pagina è suo, non mio. Infatti alla fine della conversazione gli ho chiesto se voleva dare un titolo alla sua intervista.
Ci ha pensato un po’, ha detto che non aveva importanza, ha cambiato discorso, poi qualcosa ci ha riportati sull’argomento che appare continuamente nelle risposte che seguono.
“Ecco il senso di tutto”, ha detto. “Tu non sai neanche chi adesso sta pensando di ucciderti. Metti questo titolo, se vuoi: Perché siamo tutti in pericolo”».
Furio Colombo
Furio Colombo (Châtillon, 10 gennaio 1931), giornalista e scrittore, ha diviso la sua vita fra Italia e Stati Uniti. Autore di numerosi saggi e romanzi, è tra i fondatori del Gruppo 63. All’inizio degli anni Settanta partecipa alla fondazione del DAMS di Bologna dove insegna dal 1970 al 1975. Negli Stati Uniti è stato corrispondente de «La Stampa» e de «la Repubblica». Ha scritto per il «New York Times» e la «New York Review of Books». È stato presidente della Fiat usa, professore di giornalismo alla Columbia University, direttore storico de «l’Unità». È stato eletto tre volte in Parlamento, due alla Camera e una al Senato, concludendo alla XIII legislatura.