Pasolini a scuola – Francesco Aliberti e Roberto Villa

Formazione e impegno civile
1935-1954

 

 

Questo piccolo libro che avete per le mani è un omaggio al Pasolini delle origini, degli anni che vanno dal 1935 al 1954, e al suo rapporto con la scuola, come studente e poi come insegnante: «Non c’è nulla di meglio al mondo della scuola».

«… Si pensa a Pasolini nella scuola, alla sua passione didattica, alla sua puntigliosa e ardente volontà di applicare i “metodi attivi”, quelli, per così dire, di Carleton Washburne e dell’onestà “deweyana”.
Segnalando ai colleghi gli esperimenti di Pasolini, il preside Natale Zotti da cui egli dipendeva lo definiva “maestro mirabile”. Era quella che si diceva una vocazione pedagogica».
Andrea Zanzotto

«E a Scandiano saliranno gridando sui vagoni gli studenti snelli nei soprabiti chiari».
Pier Paolo Pasolini

Il ginnasio frequentato a Conegliano, a Cremona, a Reggio Emilia (con il trenino che ogni giorno lo portava da Scandiano a scuola); il liceo al Galvani di Bologna, con professori come Carlo Gallavotti. L’iscrizione alla facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, l’incontro con Roberto Longhi, maestro assoluto di alta cultura, ma anche di silenzi, ironia, curiosità, eloquenza. Le amicizie con Serra, Leonetti, Roversi, Fabio e Silvana Mauri, Ardigò, Giovanna Bemporad: e in contemporanea gli esordi letterari e poetici, con i relativi entusiasmi e le prime battaglie critiche.
Per un umanista integrale come Pier Paolo Pasolini, la vita di scuola è una dimensione fondante, che non conosce un chiaro confine fra la stagione dello studente e quella dell’insegnante. Così è del tutto naturale che, da allievo, egli si trasformi con un moto impercettibile nel «maestro delle primule», inventandosi la scuoletta di Versuta, nel pieno infuriare della guerra. Poi l’insegnamento alle medie di Valvasone, in uno scenario del dopoguerra friulano che sembra prolungare all’infinito quel «continuo e sostanzioso divertimento» che è l’essenza della pedagogia pasoliniana. Infine Ciampino, quando tutta un’altra storia sta per cominciare.
Ma l’afflato pedagogico resterà intatto: poiché, a conti fatti, risulta il segno distintivo della personalità stessa di Pasolini, la sua vera, prima e ultima vocazione.

 

 

Francesco Aliberti: nato a Sassuolo, editore e giornalista, vive e lavora fra Novellara e Roma. Si è laureato in Italianistica con Ezio Raimondi con una tesi su Pasolini lettore di Longhi. Ha pubblicato con Roberto Villa Pasolini a scuola. È coautore con Vauro Senesi del libro Lo straccio rosso, prefazione di Luciano Canfora (2020).

Roberto Villa: professore di filosofia e già preside del Liceo Scientifico A. Moro di Reggio Emilia, ha curato, fra gli altri, il volume Il maestro e la meglio gioventù. Pasolini e la scuola (2005)con Lorenzo Capitani.

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Il Libro Bianco di Pasolini – Francesco Aliberti, Alessandro Di Nuzzo, Enzo Lavagnini

Con un’intervista a Furio Colombo

 

 

La raccolta dei processi a Pier Paolo Pasolini

Il Libro Bianco delle sentenze / stilato contro di me dalla magistratura italiana / sarà il libro più comico / Per me è stato una tragedia

Trentatré processi. Centinaia di udienze. Tre condanne in primo grado; due assoluzioni nei gradi successivi, un paio di amnistie. Numeri da capo della criminalità. Invece stiamo parlando del più importante intellettuale del secondo Novecento italiano: Pier Paolo Pasolini. Fu persecuzione giudiziaria? Per rispondere a questa domanda, si è ritenuto di dover stilare, nel centenario della nascita, quello che Pasolini stesso aveva suggerito: il Libro Bianco della sua odissea con la giustizia italiana.
Trascrizioni degli interrogatori. Requisitorie dei PM. Sentenze. Articoli di quotidiani e riviste. Questo volume parla prima di tutto attraverso i documenti; entra nelle aule di giustizia, fa parlare i protagonisti con la loro stessa voce, come in un dramma teatrale.
Certo, è forte l’impressione che, come scrisse Stefano Rodotà, contro Pasolini si sia celebrato “un processo solo” con una sola finalità: “Mettere in dubbio la legittimità di un’esistenza”, di quella coscienza scomoda e potenzialmente devastante che in tanti, nel Paese, temevano.

 

Francesco Aliberti

Nato a Sassuolo, editore e giornalista, vive e lavora fra Novellara e Roma.

 

Alessandro Di Nuzzo è direttore editoriale del marchio Aliberti dalla sua nascita nel 2001. Ha curato volumi antologici di poesia e narrativa italiana e straniera. È autore del romanzo “La stanza del Principe”, Premio Mazara Opera Prima 2015.

 

Enzo Lavagnini

(Roma), critico, autore e scrittore, si occupa di storia del cinema. Ha pubblicato: Pasolini (Sovera, 2009); Il giovane Fellini nello splendente fulgore della vita (Palombi, 2011); Rapporto Confidenziale. Luigi Di Gianni, cinema e vita (Nuova Cultura, 2012). Inoltre ha contribuito al volume Il maestro e la meglio gioventù: Pasolini e la scuola (Aliberti, 2005). Scrive per “Bookciak magazine”, “Diari di Cineclub”. È responsabile dell’Archivio Pier Paolo Pasolini di Ciampino. È nel Comitato Scientifico del “Centro Studi e Ricerche Pier Paolo Pasolini” (Università emui EuroMed – Universidad Complutense – Madrid / Roma). È componente del Cda del Consorzio Sistema Bibliotecario dei Castelli Romani.

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L’ultima intervista di Pasolini – Furio Colombo

Siamo tutti in pericolo 

Con interventi inediti su quei giorni e su ciò che sappiamo dopo

 

 

Leggere, o rileggere l’ultima intervista che Pier Paolo Pasolini rilasciò a Furio Colombo il pomeriggio di quel 1 novembre 1975 è un’esperienza emotiva prima ancora che intellettuale.
Sono le ultime parole pubbliche di PPP, poche ore prima di quella terribile notte all’Idroscalo di Ostia che è ancora infissa nella memoria di tutti.
Parole ultime ed estreme. Pasolini profetico, si è detto mille volte, fino allo sfinimento.
La sua profezia finale, in queste pagine, è praticamente apocalittica, raggelante.
“Siamo tutti in pericolo”, è la frase che pronunciò allora e che continua a sgomentare il lettore a quarantacinque anni di distanza.

Lo siamo davvero ancora? E chi è il misterioso assassino che ci ha nel mirino?
Non bisogna cedere alla paura, però, sembra dirci PPP. Il suo è anche e soprattutto uno stimolo a reagire, oggi come allora, come ben ci spiega Furio Colombo nella sua Introduzione.
Lui non ne ebbe il tempo e la possibilità.
Noi possiamo e dobbiamo farlo: affrontare il pericolo che corre oggi il senso di civiltà e di umanità a viso aperto, con coraggio e passione.

 

«Non vi illudete. E voi siete, con la scuola, la televisione, la pacatezza dei vostri giornali, voi siete i grandi conservatori di questo ordine orrendo basato sull’idea di possedere e sull’idea di distruggere».

Alessandro Di Nuzzo

 

Nel pomeriggio del 1° novembre 1975 Pasolini rilasciò a Furio Colombo un’intervista di cui pensò anche il titolo: Siamo tutti in pericolo. Avrebbe dovuto rivederla il giorno dopo, ma il destino volle diversamente.

«Pasolini è stato ucciso da “ragazzi di Salò” perché li ha narrati nel suo ultimo film prima del delitto con calma e precisione, consegnando un reperto clinico dei tre segni del fascismo, crudeltà, indifferenza e arbitrio».

Nella notte tra il 1° e il 2 novembre Pier Paolo Pasolini viene brutalmente ucciso sulla spiaggia di Ostia. Solo qualche ora prima, uno dei maggiori scrittori del Novecento rilasciava un’intervista quasi premonitoria, consapevole.
Dalle pagine di Siamo tutti in pericolo. L’ultima intervista di Pasolini la voce del grande intellettuale ammonisce il presente degli anni ‘70, non più pericoloso del futuro in cui ora ci muoviamo, una politica e una storia italiana che non hanno ancora saputo liberarsi del velenoso male del fascismo.

«Voglio precisare che il titolo dell’incontro che appare in questa pagina è suo, non mio. Infatti alla fine della conversazione gli ho chiesto se voleva dare un titolo alla sua intervista.
Ci ha pensato un po’, ha detto che non aveva importanza, ha cambiato discorso, poi qualcosa ci ha riportati sull’argomento che appare continuamente nelle risposte che seguono.
“Ecco il senso di tutto”, ha detto. “Tu non sai neanche chi adesso sta pensando di ucciderti. Metti questo titolo, se vuoi: 
Perché siamo tutti in pericolo».
Furio Colombo

 

Furio Colombo (Châtillon, 10 gennaio 1931), giornalista e scrittore, ha diviso la sua vita fra Italia e Stati Uniti. Autore di numerosi saggi e romanzi, è tra i fondatori del Gruppo 63. All’inizio degli anni Settanta partecipa alla fondazione del DAMS di Bologna dove insegna dal 1970 al 1975. Negli Stati Uniti è stato corrispondente de «La Stampa» e de «la Repubblica». Ha scritto per il «New York Times» e la «New York Review of Books». È stato presidente della Fiat usa, professore di giornalismo alla Columbia University, direttore storico de «l’Unità». È stato eletto tre volte in Parlamento, due alla Camera e una al Senato, concludendo alla XIII legislatura.
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Il calcio secondo Pasolini

di Redazione

 

 

Un libro di Valerio Curcio

Prefazione di Antonio Padellaro

Pier Paolo Pasolini e il calcio: giocato, pensato, raccontato.
In un saggio che ci restituisce l’umanità e l’intimità di uno dei massimi pensatori contemporanei, scoprirete che “il tifo è una malattia giovanile che dura tutta la vita”.

 

 

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